Segnalazioni editoriali

Il tema delle analisi contenute nel volume è costituito dal delicato e complesso rapporto tra la finzionalità della testimonianza e la testimonialità della finzione letteraria. Il filo rosso che unisce le opere qui indagate è rappresentato dal furto d’identità e quindi dalla falsa testimonianza: in due casi l’argomento è oggetto della rappresentazione letteraria (La tela, di Benjamin Stein, e Il nazista e il barbiere, di Edgar Hilsenrath), mentre in altre due occasioni è l’autore stesso a essersi appropriato attraverso la scrittura di un’identità non sua (Frantumi, di Binjamin Wilkomirski, e La tana di fango, di Wolfgang Koeppen).

Die Beiträge dieses Bandes widmen sich typischen Textsorten und Kommunikationsformen, die für die Sprach- und Kulturmittlung im Kommunikationsbereich Tourismus relevant sind. Ausgangspunkt ist dabei der Reiseführer in seiner doppelten Bedeutung als ‘Person’ und ‘Buch’ als Prototyp touristischer Interaktion. Neben Untersuchungen zur Textsorte Reiseführer beschäftigen sich die Beiträge mit affinen Textsorten wie Destinationswerbung und reisejournalistischem Zeitungsartikel, sowie mit Stadtführungen als Form typischer mündlicher Interaktion. Die Vielfalt der methodologischen Ansätze (Text- und Diskurslinguistik, Pragmatik, Konversationsanalyse, Korpuslinguistik, Übersetzungsvergleich) bietet einige innovative und interessante Einblicke in die Mechanismen touristischer Kommunikation.
Der Band richtet sich an alle, die aus sprach- und kulturwissenschaftlicher Perspektive an interkulturellen touristischen Kommunikationsstrategien interessiert sind und möchte Anregungen sowohl zur weiteren theoretischen Reflexion als auch zur berufspraktischen Anwendung geben.

Linguistics and business communication. Languages and competences
Linguistik und Unternehmenskommunikation. Sprachen und Kompetenzen
Il mondo dell'impresa e quello scientifico-accademico sono caratterizzati da competenze e pratiche diverse. Essi convergono, tuttavia, in questo volume improntato a un'ottica plurilinguistica e multidisciplinare che vuole mettere a confronto approcci e metodologie applicative diverse. Il fulcro è posto in modo particolare sull'interrelazione delle discipline linguistiche con quelle economico-imprenditoriali per fornire risposte adeguate ai bisogni comunicativi più attuali.

I poeti sono spesso i migliori saggisti. Lo pensava Maria Corti, l'ha scritto recentemente Alessandro Piperno. Da Leopardi a Baudelaire, da Mandel'štam a Eliot, da Valéry a Brodskij, le riflessioni dei poeti sulla letteratura arrivano a illuminare nodi e zone d'ombra con un'efficacia e una capacità di coinvolgimento che raramente gli studi accademici hanno. È così anche con i saggi di Grünbein, una delle voci poetiche oggi più importanti nel panorama internazionale. Sono saggi perché affrontano temi come il rapporto fra poesia e morte, ma sono anche racconti autobiografici perché Grünbein mette in campo i suoi ricordi di Pompei ed Ercolano («Qualcosa che viene strappato al flusso delle cose, si raffredda e viene sigillato sottovuoto») o della montagna di macerie che i ragazzi di Dresda scalavano per divertimento, forse affascinati dalle rovine di quella «Pompei tedesca». Oppure il tema degli abissi come metafora letteraria che prende vita, ancora autobiograficamente, col racconto delle proprie esperienze di sub nei mari del mondo.
Grünbein è da sempre poeta-filosofo (non è un caso che abbia scritto il poemetto su Descartes) e il suo cruccio sta nella scissione tra poesia e filosofia che si è verificata a partire da Platone. La necessità di ritrovare una voce unitaria che riunisca poesia e filosofia è il filo conduttore del libro: uno dei più bei saggi (insieme a quello sulla Giostra di Rilke) sta a dimostrare come Nietzsche ci sia riuscito. Certamente i saggi di Grünbein sono anche preziosi per capire più a fondo le ragioni e le direzioni della sua poesia.

La produzione dell’autrice-artista austriaca Brigitta Falkner (Vienna, 1959) rappresenta un unicum all’interno del panorama della letteratura sperimentale di lingua tedesca. Si tratta di realizzazioni intermediali che uniscono parola e immagine all’insegna di un costante principio di ibridazione e di oltrepassamento dei confini, sempre mettendo in dubbio le forme letterarie codificate e costruendone di nuove. La chiave di lettura qui scelta è il doppio concetto di performatività e performance, che va dalla performatività del segno scritto dentro la scena della lingua (soprattutto all’inizio di questa produzione, nata seguendo le regole della scrittura à contrainte con anagramma, palindromo, lipogramma), a quella del disegno nella parola scritta ampliata in fumetto, dall’aspetto drammatico (con vere e proprie caratteristiche da «rappresentazione»), alla realizzazione di performance in forma di cortometraggio, l’ultima modalità in cui si amplia questa poesia immaginifica.

Stefan Zweig (1881–1942) hat als Verfasser erotischer Novellen und feiner Seismograph der "Verwirrung der Gefühle" Weltruhm erlangt. Als repräsentativer Vertreter des kosmopolitischen Wiener Judentums verstand er die Einheit Europas als seine Mission. Im Exil trauerte er seiner "Welt von Gestern" nach.Dieses Handbuch bringt die Forschung auf den neuesten Stand und präsentiert erstmals Leben, Werk und Wirkung Zweigs in einer kulturgeschichtlichen Einheit. Die historischen, philosophischen und ästhetischen Koordinaten seines Œuvre bilden den Rahmen für detaillierte Werkanalysen. Auch die Biographie wird um neue Fakten bereichert und durch die Darstellung des Freundeskreises ergänzt. Besondere Beachtung finden unbekannte Aspekte des Werks (z.B. Dramen, Gedichte) sowie Zweigs Tätigkeit als Übersetzer, Herausgeber und Sammler von Autographen. Die Darstellung der außergewöhnlichen Wirkungsgeschichte seines Werkes – Stefan Zweig war Anfang der dreißiger Jahre der meistübersetzte deutschsprachige Autor – bildet einen Schwerpunkt dieses Handbuchs. Ein Verzeichnis über die Forschungsliteratur, Register und eine Zeittafel runden den Band ab.

Das neue Interesse an einer allgemeinen »Ästhetik des Widerstands« wird in den kulturellen und politischen Debatten zwar konstatiert, doch stehen eine differenzierte theoretische Durchdringung, systematische ästhetische Analyse und historische Einordnung des Phänomens noch aus.
Der Band untersucht aktuelle Beispiele aus Literatur und Theater und skizziert somit die Konturen einer solchen neuen »Ästhetik des Widerstands«. Leitfragen gelten einer möglichen Renaissance des kritischen Intellektuellen, einer Neuaushandlung des Politischen und der politischen Kunst in einer globalisierten Welt im digitalen Zeitalter.

Verstehen, üben, testen: Der Rechtschreibtrainer Deutsch als Fremdsprache enthält alle wichtigen Rechtschreibregeln und mehr als 200 abwechslungsreiche Übungen auf den Niveaustufen A2 bis B1. Die Aufgaben sind in kompakten Einheiten nach ihrem Schwierigkeitsgrad unterteilt; die zugehörigen Audiodateien stehen zum kostenlosen Download bereit. Merkkästen mit typischen Stolpersteinen und rechtschreiblich schwierigen Wörtern runden die Übungen ab; am Ende jedes Kapitels finden sich Diktate zur Selbstkontrolle. Neben dem Einsatz im Unterricht ist der Rechtschreibtrainer mit seinem integrierten Lösungsschlüssel ideal auch für das Selbststudium.

È online il bollettino sull’attività scientifica dell’Istituto Italiano di Studi Germanici: rivista.studigermanici.it/index.php/studigermanici/issue/view/133

rivista.studigermanici.it/index.php/studigermanici/issue/view/132

È online il fascicolo 13 (2018) di "Studi Germanici": rivista.studigermanici.it/index.php/studigermanici/issue/view/131

Nel fatidico 1918 avvennero eventi che cambiarono la storia del mondo con la caduta dei quattro imperi zarista, ottomano, austroungarico e il Secondo Reich. Questi tragici eventi trovarono un loro rispecchianti in opere veramente epocali, tra cui "Il tramonto dell'Occidente" di Spengler, le "Considerazioni di un impolitico" di Thomas Mann, "Lo spirito dell'Utopia" di Ernst Bloch. La loro rilettura, esattamente dopo un secolo, risulta più che mai attuale e intrigante anche per le diagnosi del nostro tempo, insicuro, disorientato, travolto da una crisi di identità, che era stata già percepita con intensa lucidità medianica da questi scrittori. Le opere quasi profetiche, ambigue e affascinanti apparvero contemporaneamente nel 1918, l’anno tedesco.

Il volume presenta la letteratura di lingua tedesca dalla costruzione del Muro di Berlino ai giorni nostri, tracciandone un bilancio anche attraverso le sue relazioni con il cinema e con i “mediatori del ricordo”, come la fotografia, la radio, la televisione e il web. La prima parte ripercorre la produzione di autori come Peter Weiss, Johannes Bobrowski, Elias Canetti e Thomas Bernhard, che vissero in prima persona il regime hitleriano e che, durante gli anni della divisione tedesca, hanno innalzato la prosa, la lirica e il teatro a luogo di riconciliazione individuale e collettiva con la storia recente della Germania e dell’Austria. Attorno al “passato che non passa” e alla sua elaborazione si sviluppa la seconda parte, che si focalizza sulla produzione letteraria successiva alla riunificazione tedesca di scrittori come Durs Grünbein, Herta Müller, W. G. Sebald e Bernhard Schlink, discutendone anche in prospettiva multimediale il rapporto con il dodicennio nero, con la divisione della nazione e con l’Ostalgie.

Il volume ripercorre le fasi della ricostruzione culturale della Germania ridotta in macerie dopo la Seconda guerra mondiale, dipanando i fili della complessa trama politica, filosofica e storico-letteraria del periodo compreso fra la capitolazione del Terzo Reich e l’erezione del Muro di Berlino. L’opera di autori tedeschi, svizzeri e austriaci rientrati dall’esilio o riemersi dall’emigrazione interna dopo il nazismo è posta in dialogo con la scrittura dei sopravvissuti alla Shoah e alle persecuzioni politiche hitleriane grazie all’individuazione di alcuni nuclei tematici fondamentali per la letteratura d’Oltralpe: le ricadute del Terzo Reich e delle politiche degli alleati sullo “spirito tedesco”, l’estetizzazione del secondo conflitto mondiale e la concezione della poesia dopo Auschwitz come «un atto di barbarie», la questione della «colpa collettiva» e della responsabilità individuale per i crimini compiuti durante il regime. È in questo quadro generale che si inseriscono i profili – tratteggiati dettagliatamente nel volume – di tre autori canonici della letteratura tedesca contemporanea: Hans Magnus Enzensberger, Günter Grass e Christa Wolf.

Ziel des Bandes ist es, die Erscheinungsformen des Deutschen in alten sog. Sprachinseldialekten (Walserdeutsch, Zimbrisch, Fersentalerisch, Plodarisch, Sauranisch, Tischelwangerisch) und als regionale Mehrheitssprache in Südtirol auf den wesentlichen linguistischen Systemebenen (Phonetik/Phonologie, Morphologie, Syntax, Lexikon) herauszuarbeiten. Da deutsche Varietäten in jedem Fall Teil mehrsprachiger Repertoires sind, wird dabei besonders der Frage nachgegangen, ob und inwieweit kontaktinduzierter Sprachwandel stattgefunden hat oder derzeit stattfindet. Die im Band vertretenen Themen, Autoren und Institutionen spiegeln die Breite der Erforschung des Deutschen als Minderheitensprache in Italien wider. Bezüglich der thematischen Schwerpunktsetzungen sind sie gleichzeitig ein Abbild der Sprachwissenschaft in Italien: In je drei Beiträgen stehen phonetisch-phonologische und lexikalische Fragestellungen im Mittelpunkt, ein Beitrag behandelt die Morphologie, fünf Beiträge sind syntaktische Studien. Alle Beiträge sind in deutscher Sprache verfasst und so angelegt und ausgeführt, dass die Inhalte jedem Leser unabhängig von der eigenen theoretischen Orientierung und Spezialisierung zugänglich sind.

Oltre ai contributi dei curatori, il volume contiene saggi di: Albert De Lange, Andrea Benedetti, Daniele Garota, Carlo Gentili, Paolo Ricca, Piero Stefani, Aldo Venturelli, Michael Welker.

Indice: www.friedrich-verlag.de/shop/downloads/dl/file/id/40723/product/19638/inhaltsverzeichnis.pdf

Un memorabile confronto tra Lernet-Holenia e Gottfried Benn. Tra il settembre e l’ottobre del 1952, in Germania, le colonne della «Neue Zeitung» ospitarono un denso, memorabile dialogo-confronto – attraverso due lettere aperte – tra Lernet-Holenia e Gottfried Benn. Il tema non avrebbe potuto essere più arduo: la natura dell’arte. E le posizioni non avrebbero potuto essere più distanti: da una parte Lernet-Holenia, affermando il vincolo indissolubile tra la poesia e il divenire storico, esortava il suo interlocutore: «Sarebbe tempo che Lei parlasse anche alla nazione ... rompa gli indugi e si rivolga agli altri, in quei grandi dialoghi sui quali si fonda ogni vera poesia»; dall’altra Benn, per il quale la poesia non poteva che essere invece «un’arte monologica», rispondeva con quello che si può considerare, oggi, il suo testamento spirituale: «Esprimi il tuo io: al tu consegnerai allora la tua vita, alla comunità e alla lontananza consegnerai allora la tua solitudine». Al carteggio si accompagna il saggio Nietzsche - dopo cinquant’anni nella traduzione di Luciano Zagari apparsa in Lo smalto sul nulla.

Un uomo, un leone e un uovo al tegame. Uomini, animali e oggetti. L’opera centrale della Trilogia degli animali del drammaturgo contemporaneo tedesco Roland Schimmelpfennig, Il Regno degli Animali, affronta tematiche di estrema attualità: il mondo del lavoro, il capitalismo, la perdita dell’identità, di un impiego e della possibilità di agire e cambiare, l’insicurezza, la paura, la distruzione del concetto di comunità, l’assurda logica dei meccanismi di potere e infine, per mezzo della metafora meta-teatrale, il fluido passaggio dell’uomo all’animale e all’oggetto.

In Germania, per le particolari condizioni storico-culturali del Reich, si esprimeva, in maniera più evidente e acuta che altrove, il disagio spirituale che si andava diffondendo nella cultura europea e che corrodeva il nucleo stesso della concezione razionalistica, risvegliando un vivace interesse per esperienze rituali e simboliche, affermate dalle società segrete e specialmente dalla massoneria. In loggia ci si poteva abbandonare, senza timore di passare per bigotto, alla commozione e alla malinconia per la limitatezza individuale e all'ansia mistica per una luce più ardente di quella della ragione. Ciò che costituiva l'attrattiva culturale di tale singolare atmosfera settecentesca era l'insolita commistione tra un diffuso entusiasmo intellettuale che animava le indagini culturali del secolo e un aristocratico senso di noia, una sorta di intimo fastidio per la monotonia quotidiana, un malessere, questo, provocato da un eccessivo intellettualismo, ma anche dall'impazienza, dall'attesa per accadimenti e scoperte nuove.