Segnalazioni editoriali

Il volume raccoglie tre testi, San Pietro, Serpentara e Autunno in Sardegna, uniti da un filo rosso agli scritti dedicati alla Prima guerra mondiale che hanno reso famoso Ernst Jünger. Egli approda in Sardegna animato da quella stessa volontà di rinnovarsi interiormente tramite la fuga da una civiltà moderna “lontana dalla terra” che lo aveva condotto sui campi di battaglia. Certo, Jünger è un testimone del suo tempo troppo lucido per non accorgersi che la Sardegna è un microcosmo arcaico prossimo al tramonto, in cui si vanno già moltiplicando i segni della modernità e dunque dell’“annessione alla tecnica planetaria”.
Tuttavia, l’Isola offre ancora la possibilità di aprirsi un varco verso la pienezza di vita della natura: Sardinia sive natura, si potrebbe quindi dire, dato che l’Isola è vissuta come un tripudio di forme e colori in cui si manifestano la potenza e la fecondità di una natura risacralizzata nel segno dell’immagine archetipica della Grande Madre. Uomini e fiere perdono, così, sotto gli occhi di Jünger, contorni netti per prendere parte ai “ludi bellici ed amorosi di partner animali nel sogno della vita”.

Con un saggio di Ulrich Ladurner e prefazione di Aldo Venturelli.
A trent’anni dalla riunificazione tedesca del 3 ottobre 1990 il presente volume si prefigge l’obiettivo di offrire un quadro complessivo della situazione politica, istituzionale e internazionale della Repubblica Federale. I dieci saggi che compongono il libro – con prefazione di Aldo Venturelli – sono dedicati all’analisi di singoli aspetti specifici dei processi politici e sociali della Repubblica Federale, secondo una prospettiva storica ma anche considerando l’attualità politica. I temi e gli argomenti trattati vanno dagli aspetti politici e storico-istituzionali fino al contesto europeo e internazionale, per concludersi con un’ampia disamina del lungo cancellierato di Angela Merkel. Con contributi di: Luca Renzi, Ubaldo Villani-Lubelli, Ulrich Ladurner, Federico Niglia, Monika Poettinger, Beatrice Benocci, Matteo Scotto, Fernando D’Aniello e Jacopo Rosatelli.

Gli scritti qui raccolti sono concentrati su un versante assai specifico dell'autore, che fu un vorace collezionista di libri antichi per l'infanzia e non solo - passione ereditata dal padre antiquario e dalla madre che disponeva di una ricca biblioteca di famiglia, e dalla moglie appassionata di libri per bambini. Oltre a penetrare come solo Benjamin sa fare l'intima natura del collezionista e del bibliofilo, questi scritti riflettono in maniera ancora oggi illuminante sul mondo della fiaba e dell'infanzia - e del suo rapporto con i libri. Chiude il volume un lista dettagliata dei volumi per bambini spesso rarissimi contenuti nella biblioteca di Benjamin.

Die Dramenliteratur über den Atomkrieg hat zwischen 1945 und 1975 mehrere Theater- und Rundfunkproduktionen hervorgebracht, die größtenteils vergessen sind. Der Band bietet eine kulturhistorische und thematische Bestandsaufnahme dieser kaum erforschten Literatur und durchleuchtet sie aus gattungsspezifischer Perspektive. Zum ersten Mal wird damit die Atomdramatik in ihren Hauptmotiven und Thematiken umfassend dokumentiert, zu denen bspw. der Antiamerikanismus, das Pilotendrama, der Kalten Krieg, die Wissenschaftsverantwortung, das Hiroshimadesaster, die apokalyptische Katastrophik und das sog. Survival-Motiv zählen. Der literatur- und gattungsgeschichtlichen Übersicht folgen die Interpretationen der einzelnen Texte, die durch bibliographische Hinweise auf die Presserezeption und auf weiterführende Literatur ergänzt sind. Ein umfangreicher Anhang mit Bibliographien und Registern ermöglicht den schnellen Zugriff auf Personen, Stücke und Themen.

Il mondo rappresentato nei romanzi di Theodor Fontane e di Wilhelm Raabe è strutturato da confini rigidi, superare i quali comporta un prezzo molto alto qualora si imbocchi la strada di una certa eccentricità. Se è vero, secondo il celebre assunto di Lotman, che il testo narrativo è tale se almeno un personaggio attraversa la linea che separa uno spazio semantico da un altro, nella narrazione realista questa struttura è anche un centro ideologico fondamentale. La concretezza dell’idea di confine e di limite affiora fin dalla trama, e si palesa nella descrizione delle case e dei palazzi che fanno da sfondo alle vicende narrate. L’onnipresenza del confine evoca per contrasto il suo superamento, annunciando così quella semantica che Nietzsche, contemporaneo degli autori qui presentati, mobilita nei suoi scritti per demolire l’edificio dei luoghi comuni che gravano sulle nature meno addomesticabili. Il libro vuole mettere in luce questa affinità tra una letteratura e una filosofia che, nella Germania di fine Ottocento, condividono un orizzonte di esperienze storiche e culturali comuni che trova nella casa, in quanto spazio delimitato da confini tangibili, una delle sue metafore più pregnanti.

Con contributi di: Elena Agazzi, David-Christopher Assmann, Florian Auerochs, Lorella Bosco, Benjamin Bühler, Carmen Concilio, Markus Engelns, Cesare Giacobazzi, Christa Grewe-Volpp, Lis Hansen, Serenella Iovino, Sarah Schmidt, Silvia Ulrich, Magnus Wieland.

A lungo trascurata dalla moderna psicologia, la vergogna si offre ne La marchesa di O ... ( 1808-1810) di Heinrich von Kleist con una sorprendente ricchezza di significati. L'incipit è irresistibile: la protagonista, rimasta incinta a sua insaputa, cerca il padre del nascituro con un'inserzione sulla gazzetta. Se la vergogna tende a nascondersi, l'insolito annuncio costringe la donna a uscire allo scoperto; ma lo scandalo autentico, a guardar bene, è rappresentato dal suo cambiamento nel corso della vicenda: in lotta col tribunale sociale della vergogna, la marchesa raggiungerà la piena espressione di sé, un equilibrio dinamico tra pulsioni contraddittorie. Anche la famiglia e il conte russo, l'autore del misfatto, la seguiranno in questo percorso, che vuol essere d'esempio per il lettore.
La novella di Kleist anticipa questioni centrali dibattute ancor oggi, dalla filosofia all'etica, dalla psicologia alle scienze cognitive, e conserva intatta la sua carica eversiva. Nella lettura qui proposta, proprio l'enigmaticità della vicenda e della narrazione induce il lettore a interrogare i luoghi comuni che sono all'origine della vergogna, affinché possa individuare un «precetto interiore» in accordo con la sua eticità individuale.

Il Gran Cofto altri non è che il Conte di Cagliostro, mago e avventuriero siciliano, capo di una loggia di rito egizio, avversato dal massone “illuminato” Goethe perché seminatore di pericolosi inganni. Tutto si incentra sul famoso Affaire della collana (un mistero che coinvolge, a pochi anni dalla Rivoluzione, la regina Maria Antonietta, un ambizioso aristocratico, due fantasiosi avventurieri e, sullo sfondo, anche Cagliostro) al quale Goethe si appassiona, vi vede annunciati destini storici, vi trova conferme ai timori espressi nelle sue polemiche all’interno della massoneria. Il Gran Cofto rappresenta il “fondamento morale” della catastrofe che Goethe vide nella Rivoluzione francese. La caduta dei miti, il contaminarsi di ideale e reale.

In der Literaturgeschichtsschreibung stellt der Vergleich zwischen Schiller und Alfieri eine Art von kleinem Topos dar. Seit dem Tod der Dichter wurde auf ihr ähnliches politisches Empfinden sowie auf motivische Gemeinsamkeiten immer wieder hingewiesen. Allerdings ist die Forschung kaum über die Herausarbeitung von einzelnen Parallelen hinausgekommen. Dagegen erkennt diese Studie eine strukturelle Gemeinsamkeit zwischen Schiller und Alfieri darin, dass sie ihre Werke auch als Reflexionsmedium für eine tragische Weltdeutung verstehen. Dieses Weltbild steht mit einer konsequent verstandenen Rehabilitierung der Sinnlichkeit und dem Schwinden von metaphysischen Bezugspunkten in Zusammenhang. Auf der Bühne erproben Schillers und Alfieris Helden sowohl die Hybris als auch die Verzweiflung, die beide aus der Erkenntnis entstehen, dass der Mensch einen „Gott" darstellt, der „in eine Welt von Würmern verwiesen" ist. In der Spätaufklärung zeichnet sich bereits hier ein ideengeschichtlicher Paradigmenwechsel ab: In der exemplarischen Auseinandersetzung mit Schillers und Alfieris Tragödien kann der Prozess des Umschlagens des alteuropäischen „heroischen Stoizismus" in den „modernen heroischen Nihilismus" (W. Riedel) zurückverfolgt werden.

500 animali ca. sono raccontati attraverso la storia dei loro nomi, caratteri fisici e comportamentali, miti e leggende, proverbi e modi di dire che li riguardano. Piccoli disegni aiutano il lettore ad individuarli visivamente. Lo studio è ampiamente documentato da note e bibliografia finale.

Individuelle und gesellschaftliche Mehrsprachigkeit steht in den letzten Jahren angesichts der Lebensbedingungen in mehrkulturellen Gesellschaften sowie der anhaltenden Migrationsbewegungen vermehrt im Fokus von Forschung, Lehre und Bildungspolitik. Die Beiträge dieses Bandes setzen sich aus wissenschaftlicher und didaktischer Perspektive mit Aspekten von Mehrsprachigkeit auseinander und beachten dabei in besonderem Maße die Ausbildungssituation an italienischen und deutschen Schulen und Hochschulen.

Il teatro di figura di Richard Teschner, artista boemo che ha operato nella prima metà del Novecento tra Praga e Vienna, è una forma espressiva molto diversa da ogni altro esempio di teatro di figura del tempo. Grazie a una commistione di tecniche e tematiche, che traggono linfa da Oriente e Occidente, e a una compresenza di tradizione e innovazione, Teschner riesce a creare un Gesamtkunstwerk altamente colto e raffinato.

Il rapporto tra politica e cultura è un tassello estremamente importante per la comprensione della storia del fascismo italiano. Questa relazione si articolò su più piani fino a diventare un fattore centrale nella politica del regime. La scelta di approfondire in questa ricerca la storia di due Istituti culturali, l’Istituto Italiano di Studi Germanici di Roma da una parte e il Petrarca Haus di Colonia dall’altra, permette di sondare i vari piani sui quali trovò complessa articolazione quel rapporto. Le vicende che hanno coinvolto negli anni Trenta i due Istituti, da sempre ai margini della ricerca storiografica, consentono di comprendere, da uno specifico angolo di rifrazione, alcuni aspetti importanti: il binomio fascismo-cultura, il rapporto tra Italia e Germania nel passaggio da Weimar al nazionalsocialismo e, in ultimo, il grado di controllo del regime sull’attività culturale di queste storiche istituzioni.

Il volume raccoglie gli atti del convegno su Winckelmann e l’estetica della percezione tenutosi a Roma in occasione del 250° anniversario della morte dell’archeologo e storico dell’arte Johann Joachim Winckelmann. Il suo rapporto radicalmente innovativo con le opere dell’antichità e con l’oggetto antiquario, fondato sull’osservazione diretta, ha dato un impulso decisivo nella metà del Settecento al passaggio dalla tassonomia alla storia dell’arte e ha fatto emergere in tutta la sua complessità le peculiarità della percezione estetica.
In un ricco dialogo transdisciplinare e in un fecondo intreccio fra l’analisi delle fonti e una lettura attualizzante il volume affronta il complesso degli elementi costitutivi del giudizio estetico. Il nuovo habitus percettivo di Winckelmann continua ad alimentare la discussione nell’ambito dell’estetica della percezione, declinata nei percorsi canonici del principio attenzionale, esaminata nella prospettiva cognitivista, nella sfera emozionale, nella performatività dell’immagine e codificata in linguaggio e in scrittura.
Nella prima delle due appendici sono pubblicate, per gentile concessione della Winckelmann-Gesellschaft, sette lettere inedite, redatte da Winckelmann in italiano e inviate al conte Wackerbarth-Salmour. Nella seconda appendice è pubblicato il testo della composizione drammatica Endpunkt Triest. Leid und Tod von J.J. Winckelmann del drammaturgo Franco Farina.

Lungo l’arco della sua traiettoria, il cinema tedesco ha avuto a più riprese grandissimo rilievo, esercitando anche un ruolo di punta sul piano internazionale. Il volume ripercorre questa storia attraverso una selezione dei film che ne sono stati protagonisti: dalla stagione del “cinema d’autore” degli anni Dieci, in cui il nuovo mezzo si avvalse della collaborazione dei più noti protagonisti della scena letteraria e teatrale dell’epoca, al periodo weimariano, caratterizzato dalle invenzioni del cinema espressionista e dalla messa a punto di un complesso, raffinato sistema linguistico; dalla fase che accompagna gli anni del nazismo, in cui si fa portavoce delle parole d’ordine del regime, ma anche delle sue, ancor oggi dibattute, contraddizioni, al periodo apparentemente più provinciale dell’immediato dopoguerra, oggetto peraltro di riletture e riconsiderazioni in anni recenti; dall’exploit del Neuer Deutscher Film, che riporta il cinema tedesco a una posizione preminente nel contesto europeo, alla situazione degli ultimi decenni, orientata verso gli standard del racconto internazionale, ma non senza varchi verso modelli autoriali e sintesi tra questi due ambiti.
Con saggi di: Paolo Bertetto, Francesco Bono, Lorella Bosco, Sonia Campanini, Simone Costagli, Giulia A. Disanto, Luisella Farinotti, Antioco Floris, Matteo Galli, Massimo Locatelli, Francesco Pitassio, Leonardo Quaresima, Luigi Reitani, Giovanni Spagnoletti, Domenico Spinosa, Anita Trivelli.

Il volume raccoglie gli atti del convegno su Winckelmann, l'antichità classica e la Lombardia, tenutosi presso le Università di Bergamo e di Milano Statale e all'Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere di Brera nell'aprile del 2018 in occasione del 250° anniversario della morte dell’archeologo e storico dell’arte Johann Joachim Winckelmann. Il libro si apre con un intenso saggio di Alain Schnapp sulle Antichità e le Rovine in Europa da Petrarca a Winckelmann, seguito da un riassunto critico di Max Kunze sull'edizione dell'opera completa di Winckelmann. Il contributo di Stefano Ferrari, che indaga invece i rapporti di Winckelmann con il conte Firmian, introduce direttamente all'ampia sezione di saggi dedicati al gusto per le antichità classiche in una Lombardia che vide nel 1779 la prima edizione in lingua italiana della Geschichte der Kunst des Alterthums (1764), pubblicata a cura di Carlo Amoretti con il titolo Storia delle Arti del Disegno presso gli Antichi, suscitando intensi dibattiti intorno al canone classico. Fu proprio grazie alla traduzione di Carlo Amoretti che si irradiò l’interesse storico-artistico per il rigore delle forme, determinando una rottura con il passato barocco e segnalando in Tiepolo un interprete di questa svolta. Altri attori del transfert culturale tra il mondo germanico e quello italiano, come i fratelli Verri, ma anche i noti collezionisti Trivulzio, Carrara, Malspina e Aldini popolano le pagine di questo volume grazie a interventi di studiosi di letteratura, di storia, di estetica, di storia dell'arte e di archeologia.Tanto i contatti tra le persone in quello scorcio di fine Settecento, quanto gli scambi epistolari (complice la raccolta integrale delle lettere edita in Italia), esprimono una cultura della memoria del mondo antico che vive ancora oggi nelle opere che la celebrano.
Con saggi di: Alain Schnapp, Max Kunze, Stefano Ferrari, Giovanni C.F. Villa, Raul Calzoni, Elena Agazzi, Luca Bani, Federica La Manna, Carlo Capra, William Spaggiari, Luisa Erba, Giorgio Panizza, Serena Feloj, Gabriella Tassinari, Giovanni Truglia, Pierluigi Panza, Alessandra Squizzato, Maurizio Harari, Fabrizio Slavazzi.

Lo studio monografico di Andrea Benedetti sui “resoconti di viaggio in forma di lettere” (Reiseberichte), stesi dall’intellettuale protoromantico Wilhelm Heinrich Wackenroder (1773-1798) tra il maggio e il settembre 1793 in Franconia, analizza la relazione dialettica tra “spirito” (Geist) e “lettera” (Buchstabe) nello specifico contesto dell’odeporica settecentesca e alla luce della dinamica relazionale tra “scrittura” (parola) e “immagine”, imperniandosi su un più complessivo approccio euristico, cosiddetto della “circolarità ermeneutica”.

Emine Sevgi Özdamar, Rita Ciresi e Yasemin Şamdereli. Le prime due scrittrici. La terza filmmaker. Özdamar e Şamdereli turco-tedesche, Ciresi italo-americana. Tre artiste, ognuna delle quali non appartiene a una specifica cultura, da cui pur proviene, né aderisce a quella di arrivo, a cui pure appartiene. Tre donne che appartengono a minoranze, e ognuna a una minoranza – quella femminile – dentro una minoranza. Il loro lavoro è il frutto di un incontro in divenire tra culture diverse e intimamente vissute.

Zeitschrift für Wortbildung / Journal of Word Formation (ZWJW) is an open access and double-blind peer reviewed international journal published by Peter Lang. ZWJW publishes papers with respect to any language and linguistic field, e.g. morphology, syntax, lexicology, phonology, semantics, pragmatics, language history, typology, dialectology, language acquisition, language contact.

Der Band umfasst aktuelle Themen und Probleme der Vergleichenden Diskurslinguistik sowohl aus theoretischer als auch aus methodologischer und forschungspraktischer Perspektive. Zu den behandelten Sprachen und Sprachräumen (deutsch, englisch, französisch, italienisch, polnisch, portugiesisch, spanisch, türkisch) werden Diskursanalysen zu aktuellen gesellschaftlichen Aspekten wie Migrations-, Bildungs- und Verfassungspolitik, Integration, Familie, öffentlicher und medialer Sprachgebrauch, Euphemismen, Multimodalität in Comics sowie emotionale Sprache im juristischen Kontext durchgeführt sowie grundsätzliche Überlegungen zur Theorie und Methodologie einer Vergleichenden Diskurslinguistik angestellt. Die Autorinnen und Autoren arbeiten in den Bereichen Germanistik, Romanistik, Vergleichende, Angewandte und Multimodale Linguistik sowie Anglistik.