Serena Grazzini (a cura di), Wolfgang Hildesheimer («Cultura Tedesca», 54, 2018)

L'opera di Wolfgang Hildesheimer (1916-1991) sta progressivamente scomparendo dalla coscienza letteraria odierna, quasi a conferma della definizione che l'io di Vergebliche Aufzeichnungen (1962) dà della propria scrittura: uno sforzo tanto onesto quanto inutile. A metà degli anni Settanta, nel noto discorso The End of Fiction, l'autore prende le distanze da certe tendenze della letteratura contemporanea, parlando della fine dell'epoca delle grandi finzioni narrative a seguito della cesura storica dei campi di sterminio, una realtà questa, che egli aveva conosciuto da vicino durante la sua attività di interprete a Norimberga e alla quale, come ebreo, era sfuggito grazie all'emigrazione della famiglia in Palestina. Qualche anno dopo, Hildesheimer estremizza la sua posizione e sceglie il silenzio, affermando l'impossibilità della letteratura in un mondo «senza amore». Questo numero di «Cultura Tedesca» rappresenta il primo studio italiano sistematico su Hildesheimer e propone un percorso di analisi su un'opera ancora capace di interessare e il cui valore letterario la critica internazionale, in particolare tedesca, ha riconosciuto da tempo. Il percorso ha preso avvio da un convegno tenutosi presso l'Università di Pisa nel dicembre 2016, in occasione del centenario della nascita dell'autore. L'assunzione di un'ottica necessariamente storica e interdisciplinare, così come la trattazione di testi e temi finora scarsamente studiati, fanno del volume un contributo originale alla ricerca sull'autore e sulla letteratura tedesca del secondo Novecento.
L’indice del volume è consultabile al seguente link: universitypress.unisob.na.it/ojs/index.php/culturatedesca/issue/view/75


Marino Freschi, La letteratura nel Terzo Reich, Bonanno 2017

La letteratura del Primo Novecento è legata ai nomi di Mann, Brecht, Broch, Dòöblin, Hesse, Roth, Stefan Zweig e tanti altri, che scelsero, all'ascesa di Hitler al potere, l'esilio. Eppure in Germania si continuò a scrivere e a pubblicare. Accanto al manipolo di autori nazisti, irrilevanti letterariamente, i principali scrittori, che restarono, parteciparono a quella esperienza, che si è convenuto chiamare "Emigrazione Interna''. Il carattere distintivo di tale letteratura può essere identificato nella "impoliticità" dei testi, una impoliticità che può essere ricollegata alla tradizione luterana della distanza dalla sfera del potere. Ciò imponeva comportamenti ambigui e ambivalenti, in una difficile partita a scacchi col regime: il loro silenzio poteva essere anche assordante di fronte ai crimini che venivano perpetrati e che erano sempre più conosciuti e riconosciuti. Resta il fatto che, in quell'epoca drammatica, tanti scrittori si ritirarono dalla scena, talvolta interrompendo di scrivere (o scegliendo il suicidio come Jochen Klepper) o cercando nello scrivere un mondo altro, lontano dal "buio" dell'ora. I temi, scelti da questi autori, sono tornati ora al centro del dibattito attuale a proposito delle radici culturali profonde del populismo, dell'identità nazionale, del rapporto con l'altro, sicché la "Emigrazione interna" si rivela essere uno snodo decisivo della letteratura del nostro tempo.


J. M. R. Lenz, Pandämonium Germanicum. Uno schizzo, a cura e traduzione di Micaela Latini, Morcelliana 2017

Il dramma di Jakob Michael Reinhold Lenz, Pandämonium Germanicum (1775), è un'ascesa-discesa metaforica nel Parnaso letterario tedesco del XVIII secolo, dove la salita alle sublimi vette goethiane cui tutti i poeti aspirano si rovescia, tragicamente, nel suo opposto. La satira conduce nel vivo del movimento culturale dello Sturm und Drang, osservato da Lenz nelle sue contraddizioni: con gli occhi di un ambivalente sentimento di amicizia, ammirazione e invidia verso Goethe, ispiratore e astro di quello stesso movimento, e della temperie storica che lo aveva generato. L'opera, che ha per protagonisti gli stessi Lenz e Goethe, insieme a molte altre figure di scrittori e intellettuali dell'epoca, è un piccolo classico di estetica e storia della letteratura tedesca di fine Settecento: mette in scena al tempo stesso gli ideali artistici stürmeriani e la poetica lenziana come genere propriamente satirico e tragi-comico.


Pasquale Gallo, Profughi austriaci nella Bari del 1944. Franz Theodor Csokor, Alexander Sacher-Masoch, Hermann Hakel tra poesia e propaganda, Edizioni Dal Sud 2017

Prendendo l'avvio dalla sorprendente presenza tra i profughi austriaci nella Bari del 1944 di tre nomi rilevanti della letteratura austriaca dell'esilio: Franz Theodor Csokor, Alexander Sacher-Masoch e Hermann Hakel, il presente volume tenta di riportare e approfondire quanto del soggiorno barese sia rimasto intessuto nelle loro opere. L'esposizione dei risultati di questa ricerca, per buona parte incentrata sull'anno 1944 tenterà di mettere in luce, attraverso una sintetica ricostruzione biografica, la dimensione esistenziale, la produzione letteraria e l'attività quotidiana di tre intellettuali austriaci catapultati, dopo varie peripezie, dalla Vienna dell'Anschluß del 1938 nella Bari alleata del 1944, ovvero nel centro nevralgico del primo lembo di Europa libera.


Paola Paumgardhen, I tre Goethe in viaggio per l'Italia, Bonanno 2017

Sogno o reminiscenza, l'Italia è la meta lontana di un viaggio che sul filo della nostalgia e della memoria si dipana lungo un secolo nella vita di tre generazioni di un'illustre famiglia tedesca: i Goethe. Johann Caspar Goethe, padre di Johann Wolfgang visita la penisola nel 1740 e annota inesauribili impressioni sulla classicità, sull'arte, sulla natura e sul popolo italiani. Tra il 1786 e il 1788 Johann Wolfgang von Goethe percorre tutta l'Italia fino alla scoperta della civiltà ellenica nell'estremo sud europeo, la Sicilia. Suo figlio, August von Goethe, riprende nel 1830 il cammino per rinascere come i suoi avi nella felicità italiana, ma il suo tour termina tragicamente a Roma, dove è sepolto nel cimitero acattolico degli stranieri alla Piramide Cestia, un luogo che suo padre durante il suo viaggio italiano aveva profeticamente dipinto due volte. Il libro ripercorre attraverso una scelta di passi - in parte inediti - le tappe comuni dell'esperienza affascinante e straniante del sud e in un'indagine comparativa ne restituisce visioni e suggestioni in unisono e in contrappunto.


Elena Raponi, «Ödipus und die sphinx» di Hugo von Hofmannsthal. Una rilettura con documenti inediti, Sedizioni, Milano 2017

Il mito di Edipo, figlio parricida e incestuoso, ha continuato in ogni tempo ad affascinare lettori e scrittori, artisti e uomini di scienza. La tragedia in versi "Ödipus und die Sphinx" (1906) di Hugo von Hofmannsthal (1874-1929) mette in scena un Edipo moderno, dalle inquietudini freudiane. Ma il fatale responso della Pizia, qui riproposto in chiave psicoanalitica come interpretazione dei sogni di Edipo prima ancora che come profezia di futuri tragici eventi, finisce per assumere inconsapevolmente nelle parole del protagonista una funzione di metafora, per quanto paradossale, della condizione umana, della instancabile ricerca di una necessità superiore che sottragga le azioni dell'uomo al potere del caso e all'apparente relatività dell'esistenza. Proprio questo motivo conferisce unità e coerenza a un testo caratterizzato da una ricchissima e disarmante molteplicità di reminiscenze letterarie antiche e moderne, da Calderón a d'Annunzio, attraverso Péladan, e lascia allo stesso tempo intravedere gli sviluppi futuri dell'opera di Hofmannsthal. Il volume è arricchito da documenti inediti e corredato di un indice dei nomi.


Alberto Destro, Saggi, scritti, interventi. 1989-2015, Aracne, Roma 2017

Il volume raccoglie gli scritti sparsi dell’autore come sono rimasti nelle registrazioni digitali in suo possesso. Si tratta di 83 titoli, alcuni in italiano altri in tedesco, nei quali appaiono i nuclei più rilevanti dei suoi interessi di ricerca (Rilke, Heine, Goethe) oltre a numerosi contributi su altri autori, periodi e problemi di germanistica e comparatistica. Compaiono anche alcuni inediti, solitamente letti in pubblico, senza che trovassero poi la via della pubblicazione. Dalla raccolta rimangono esclusi — oltre a scritti non più reperibili in formato digitale — in ragione dei limiti cronologici dell’“archivio informatico” dell’autore, scritti anteriori, che sopravvivono nella sola forma tipografica: la loro assenza non significa perciò un rifiuto da parte dell’autore. Nell’evoluzione di tematiche, punti di interesse e impostazioni si potrà leggere, filtrata attraverso la storia personale, qualche cosa dello sviluppo degli studi letterari italiani negli ultimi decenni.